"La parola non è un oggetto casuale..una merce di scambio..un codice di comodo..è la storia..l’intelligenza che adatta o reinventa..l’emozione che dà accenti..ritmi soavità e burrasca..aspetto..volto alla muta condizione del cuore..La parola ricorda..ricorda com’eravamo..perché siamo..come saremo..ricorda nell’intimo della sua essenza..in una memoria che sopravvive ai suoi nuovi colori e ai suoi vecchi significati..perché se le cose le ha create Dio..le parole sono le cose ricreate dagli uomini..è quel nome..la vita.."
(Roberto Vecchioni)

domenica 20 aprile 2008

Cuore di Neve


“Per me la neve è una cosa reale..è il legame con la mia infanzia..
E’ un’immagine bellissima..come un abito da sposa..come un foglio bianco quando un pittore comincia a disegnare..ma nello stesso tempo mi riempie di paura e di freddo..
Come spesso succede alle cose che affascinano i bambini..”
(Slava Polunin)

Il Teatro Strehler è in penombra quando faccio il mio ingresso nella sala..
Le luci sono basse ma quello che colpisce fin da subito sono le innumerevoli striscioline di carta velina bianca sparse dappertutto..
Penso al titolo dello spettacolo..“Slava’s Snowshow”..e soffermandomi a guardare quei coriandoli di carta..mi chiedo che cos’altro avrebbero potuto evocare se non della candida neve bianca..
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Lo spettacolo inizia tenue con vaghi accentui surreali..
Fin dal suo ingresso sul palco Slava..che appare in scena nei panni del gentile e meditabondo Asisyai..il suo personaggio più famoso..si rivela un clown commovente e ironico..
Indossa un paio di soffici pantofole rosse ed è vestito di una tuta gialla da lavoro in cui sprofonda accorciandosi e allungandosi al pari della sua malinconia..
Slava è nato prendendo spunto dalla tristezza poetica dei clown di Leonid Engibarov..dalla raffinata filosofia della pantomima di Marcel Marceau e dall’umanità e dalla comica amarezza del cinema di Chaplin..
Di Slava mi incanta fin da subito il suo modo di comparire sul palcoscenico da dietro un riparo per scoprire il pubblico a poco a poco..In lui traspare la paura e il disorientamento di un soldato spinto in prima linea..poi quando i suoi passi lo portano sul bordo del palco..si blocca..stupito e sorpreso per il fragore degli applausi restando a lungo a fissare e ad osservare gli spettatori con una contentezza carica di smarrimento..
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Con lui in scena ci sono altri clown..tutti uguali e vestiti di verde..
Questi clown non hanno nulla a che vedere con quelli del circo..sono ingrugniti..piccoli o allampanati..indossano cappelli a pagaia viola e scarpacce lunghe un metro tanto da farli sembrare indaffarati nel trascinarsi in un eterno andare..
Poetici ed evanescenti sono questi i personaggi creati da Slava Polunin..indiscusso maestro di fama mondiale che ha reinventato la figura del clown facendola uscire dal tradizionale tendone da circo per approdare nei più importanti teatri di tutto il mondo..
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Il primo tempo dello spettacolo è una piuma che scatena risate..con un mondo fatto di trapunte istoriate di stelle o da falci di luna..di palloncini e aliti di nebbie..con trovate poetiche che nascono e che muoiono fino a sciogliersi in un movimento di danza lenta come nella tragica e drammatica fine di un clown trafitto da delle frecce..Dove anche la sola presenza di una pallina di plastica appesa al soffitto diventa un ostacolo misterioso e insormontabile o dove un letto-veliero con una scopa come prua attraversa i marosi spinto da una tenda-vela per finire investito da un transatlantico..
La fine della prima parte dello spettacolo lascia presagire quello che sarà il secondo tempo quando..tra lo stupore di tutti..un ragno gigante attraversa la scena mentre Slava si impiglia in una ragnatela che cresce e si gonfia a dismisura fino a pendere dal palcoscenico e dilagante invadere tutta la sala passando sopra le teste del pubblico..
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Durante l’intervallo la platea si trasforma in una terra di conquista..
In una esplosione di samba con la canzone "Mas que nada" di Jorge Ben..i clown verdi invadono la sala come diavoli dispettosi..
Sono dappertutto..sulle poltrone..sugli spettatori..creando scompiglio e sconcerto..rubando per un attimo cappelli e borse..gettando manciate di coriandoli bianchi sulle teste dei malcapitati e rapendo ragazze che si portano fin dietro alle quinte..
Ma è solo l’inizio..
Quando aprono gli ombrelli ecco che la pioggia si crea in platea precipitando sul pubblico da bottiglie di plastica piene d’acqua.. Sono solo poche gocce ma l’effetto è devastante..
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Intanto è caduto l’inverno..il palco si è coperto di un candido manto di neve immaginaria..le trapunte ora sono bianche..torna la leggerezza di un mondo lontano..
Lo spettacolo prosegue in un meraviglioso crescendo sempre più coinvolgente..
Ci si vorrebbe abbandonare a quel mondo fatato fatto anche di struggente malinconia come l’abbraccio d’addio tra Slava e una donna immaginaria..fatta da un cappotto e un cappello appesi ad un attaccapanni..proprio mentre un treno fischia in lontananza una partenza senza più ritorno..
E’ la semplicità che diventa pura poesia..
Ma la quiete è solo il preludio alla tempesta..
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Nell’ultimo atto..mentre dal soffitto del teatro scendono petali bianchi di neve..Slava si ritrova solo..fermo..immobile al centro di un luogo che ricorda la Siberia..
Lo sguardo è triste e malinconico..e mentre geme un pianto al cielo..circondato da alte pareti di ghiaccio..si odono salire lievi e inquietanti le note e il canto in latino del prologo dell’epica “Fortuna imperatrix mundi” dei Carmina Burana..
“O Fortuna, cangi di forma come la luna, sempre cresci o cali; l'odiosa vita ora abbatte ora conforta a turno le brame della mente, dissolve come ghiaccio miseria e potenza..”
La notte è un blu scuro imperante..il freddo è pungente..tutto intorno vi è solo neve e ghiaccio..
Si alza il vento che ulula sempre più forte..Slava ha paura..è spaesato..si guarda attorno sempre più spaventato..si muove impacciato con animosità ma non sa dove nascondersi..dove poter fuggire..
“Sorte possente e vana, cangiante ruota, maligna natura, vuota prosperità che sempre si dissolve, ombrosa e velata sovrasti me pure; ora al gioco del tuo capriccio io offro la schiena nuda..”
Poi il buio..pochissimi istanti di tenebrosa quiete..
Ed è tempesta!..si infiammano accecanti luci..una portentosa bufera di coriandoli bianchi invade il teatro e tra la musica che è parossismo..Slava lotta..solo contro le intemperie della natura..cercando di resistere con tutte le sue forze..
“Le sorti di salute e di successo ora mi sono avverse..tormenti e privazioni sempre mi tormentano..”
Slava spalanca le braccia..si batte per sopravvivere nella tormenta di neve..il suo vestito giallo si gonfia all’inverosimile..la furia del vento lo fa barcollare e in un crescendo sempre più violento e maestoso alla fine è costretto a cedere..
“In quest'ora senza indugio risuonino le vostre corde; come me piangete tutti: a caso ella abbatte il forte!”..
Slava cade a terra dove viene ricoperto da un immenso velo bianco..e in un istante che è tragedia visiva e musicale..una valanga di candida neve cade dall’alto seppellendolo per sempre..
La fine è la sala che piomba nell’oscurità..
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Stento a credere a quello che ho visto..
Il cuore mi batte all’impazzata..senza rendermene conto mi accorgo che ho la bocca semiaperta e gli occhi che lacrimano..
Sono ancora impietrito quando si riaccendono le luci e giganteschi e leggeri palloni colorati piombano a invadere la platea tra il visibilio del pubblico..
Ci si alza tutti in piedi..e mentre i bambini si divertono rincorrendo le palle più piccole..gli adulti e i più anziani..prima attoniti..si rivelano i più estasiati..
Tutti giocano in piena anarchia liberatoria..chi sospingendo i palloni in alto facendoli volteggiare e chi rincorrendosi per ricoprirsi di neve..
Qualcuno improvvisa un ballo sulle note di “Wonderful Life” di Paolo Conte che accompagna la danza multicolore dei palloni nell’aria..
Sento che il tempo è come se si sia fermato e che il mondo reale..almeno per questi istanti..lo abbiamo davvero chiuso fuori..
Ci si sente immersi in un mondo che è fiaba e sogno..
Nessuno vorrebbe più andare via perchè è questo il grande merito di Slava..quello di aver creato un incantevole gioco teatrale di musiche (come la splendida "Blue Canary")..visioni..suoni e un eccellente abilità mimica..ma soprattutto di essere riuscito a dar vita ad un teatro rituale e magico..costruito sulla base delle immagini e dei movimenti..sui giochi e sulla fantasia..
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Arriva inesorabilmente la fine dello spettacolo dopo un tempo che sembra non avere fine..
Il teatro si svuota lentamente..
Io non riesco ad uscire..è tutto troppo bello..mi guardo intorno e vedo persone felici..anche Slava le vede..non è andato via..sta seduto in un angolo del palco.. Lo sguardo è malinconico come quello di un Pierrot con quelle sue guance nerastre e le labbra bianche piegate all'ingiù..mentre osserva il suo pubblico salutarlo con calore per poi uscire definitivamente dalla sala..
Quando ormai il teatro è vuoto mi avvio anch’io a malincuore verso l’uscita..
Ma prima mi avvicino a Slava..al secolo Vyacheslav Ivanovic Polunin..57 anni..
Lo guardo incantato e lo ringrazio..lo ringrazio dal profondo per aver creato uno spettacolo teatrale che è l'unione epica e intimistica tra commedia e tragedia..assurdità e spontaneità..crudeltà e tenerezza..
Un meraviglioso spettacolo di neve capace di scaldare e portare la Pimavera nei nostri cuori..
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Mario
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Ps..Un grazie equiparato a quello di Slava alla Marcy..per avermi fatto compagnia insieme alla Manù e a Serena (un grazie anche a loro!)..ma soprattutto perchè senza di lei non avrei mai visto questo spettacolo..



6 commenti:

Anonimo ha detto...

Come al solito non lasci scappare il lettore fino alla fine.
Ottima recensione. =)

Ramino ha detto...

Grazie Marchino!

Un giornalista del Sunday Express ha scritto "E' la cosa più bella che abbia mai visto in un teatro in tutta la mia vita"..
E io non posso che dargli ragione..

Questo filmato è un assaggio..

http://www.youtube.com/watch?v=sJkhfbEGyiE

Potere ai Clown!

Anonimo ha detto...

Grazie a te per esserti fidato ed avermi assecondato!!! Ed ora dobbiamo solo trovare la nostra canzoncina... blu blu blu canali, qui si perde l'eco...
Tanti baci, Marcy

Ramino ha detto...

"Blue Canary"

Blue canary di ramo in ramo
Gorgeggi al vento il tuo richiamo
Blue canary attendi invano
Che torni al nido chi andò lontano

Ogni fiore del mio giardino
Sullo stelo si è chinato
Ed ascolta intimidito
La tua favola accorata

Sopra i rami del grande pino
Da quel nido dimenticato
S'ode a sera disperato
Il richiamo a chi è partito

Blue canary che affidi al vento
Le tristi note del tuo tormento
Blue canary nel bel tramonto
Ti sento amico del mio rimpianto

Blue blue blue canary - pic, pic, pic - si perde l'eco
Se piangi o canti al tramontar - pic, pic - ripete il vento


http://it.youtube.com/watch?v=HnzMsBOp9T4


Adesso però voglio un monumento!

mauro ha detto...

Ciao Mario.
Dopo una recensione simile,sono corso a scaricare lo spettacolo,in attesa di vederlo dal vivo.
Non conoscevo l'artista,e ti ringrazio x avermelo fatto conoscere.
Stò diffondendo il tuo blog tra amici e colleghi,soprattutto quelli con figli;per far sì che si rendano conto che con giovani come te e tutti quelli che scrivono qui,possiamo vedere con occhi diversi il futuro.
Sei un grande!!!!!
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Eh!Eh!Eh! Mauro, hai colto l'essenza del giovine scrittore e pensatore Mario!!! :-)