"La parola non è un oggetto casuale..una merce di scambio..un codice di comodo..è la storia..l’intelligenza che adatta o reinventa..l’emozione che dà accenti..ritmi soavità e burrasca..aspetto..volto alla muta condizione del cuore..La parola ricorda..ricorda com’eravamo..perché siamo..come saremo..ricorda nell’intimo della sua essenza..in una memoria che sopravvive ai suoi nuovi colori e ai suoi vecchi significati..perché se le cose le ha create Dio..le parole sono le cose ricreate dagli uomini..è quel nome..la vita.."
(Roberto Vecchioni)

mercoledì 7 maggio 2008

Luci Fredde


“E andiamo a vedere le luci della centrale elettrica
e andiamo a vedere i colori delle ciminiere
dall'alto dei nostri elicotteri immaginari
andiamo a dare fuoco ai tramonti e alle macchine parcheggiate male
ad assaltare ancora i cieli a farci sconfiggere e finire sui telegiornali
foto in bianco e nero delle nostre facce stravolte sui quotidiani locali
andiamo a vedere i cantieri delle case popolari
dai finestrini dei treni ad alta velocità
trasformiamo questa città in un'altra cazzo di città
andiamo a vedere le luci della centrale elettrica”..
(Le Luci della Centrale Elettrica)


Mi muovo con calma..finisco di ascoltare “Piromani” e di bere l’ultimo goccio di una bottiglia di vino che non chiedeva nulla se non di essere finita..
Passo a prendere Jhonny..tagliamo in due la città sotto un cielo notturno illuminato a giorno da stelle cianotiche e in poco tempo siamo al Magnolia..
Stasera ci sono Le Luci della Centrale Elettrica..
Sono curioso e ansioso di vederlo suonare dopo una settimana di persistente presenza nel mio Zen..
Il locale Arci è semideserto quando arriviamo..e allora mi chiedo quanta gente potrà mai venire in un caldo martedì di primavera a sentir cantare il ferrarese Vasco Brondi nel caldo buco del Magnolia invece di andare ad ubriacarsi di veleno tra i fumi di smog per le strade della Milano da bere..
Prendo una birra media..usciamo all’aperto e per ammazzare il tempo puntiamo dritto verso il calcetto..
Cerco due persone per giocare..fermo due ragazze poco distanti e le chiedo se vogliono aggregarsi..
Una è disponibile e gentile..l’altra è visceralmente antipatica..vestita per le Guerre Stellari la tipa si atteggia e sibila come Carla Fracci dietro ai suoi occhiali da sole anni ‘70 che sono due televisori spenti..
Miss occhi di criptonite celati dietro a due saracinesche trova il calcetto sterile perché a suo dire solo gli spagnoli potevano inventare una roba così inutile..
Dopo vari tentativi di convincerla anche da parte della sua amica gioca con me..
Quasi non le tocca nemmeno le stecche la venere brianzola..forse crede che siano un ricettacolo di batteri e di virus nemmeno si trattasse di dover impugnare due siringhe infettate..
Perdiamo nel breve tempo di una canzone del nuovo bell’album degli Afterhours che il DJ passa in sottofondo..
Noto che la sua amica ha nella borsa il Siddharta di Hermann Hesse..ne parliamo con piacere fino a quando l'altra..che ora mi ricorda Mina..ci interrompe enunciando che lei ha letto Il meraviglioso tubetto di Manuel Agnelli..
Sono confuso..
Parla di niente ma con piglio personale finché la discussione non precipita sull’arte..
Lei sa tutto dell’arte perchè è artista vera..se la tira da paura..
Non la reggo..è insopportabile..è l’incarnazione sputata della ragazza milanese che prenderei volentieri a calci nel culo..
Moderna rompipallesnobistasupponentealtezzosa che crede che il Caravaggio è uno dei tanti perché lei saprebbe fare meglio le semplici nature morte del Merisi..
In due secondi due la demolisco..
Disgustata dalla mia eresia le viene un giramento di testa e se ne va..
Addio fottiti e non aspettarmi..
Si chiama Fulvia..
Quando la incontrate usate il napalm!..
Intanto dentro c’è movimento..
Il concerto stà per iniziare..
Munito di chitarra acustica nera coperta di scotch di carta Vasco Brondi sale sul palco..si siede su uno sgabello e distorcendo la chitarra saluta..
“Noi siamo Le Luci della Centrale Elettrica”..Il noi è solo lui..ma stasera ha ragione..non è solo..
Ad accompagnarlo sul palco alla chitarra elettrica c’è niente di meno che il padrino che lo ha scoperto..il grande Giorgio Canali (CCCP-CSI-PGR-Rossofuoco)..
Le Luci della Centrale Elettrica si accendono da sé..come insegne in una notte di provincia..La chitarra acustica è maltrattata..quella elettrica presa a pugni con sequenze sonore quasi ipnotiche spesso basate su due soli accordi che ricadono l'uno nell'altro come una condanna..come un pendolo..come le cose della routine..
Il cantato è sussurrato..urlato..strillato..con una voce che sa di Rino Gaetano moltiplicata ed effettata con esiti schizofrenici..
Le liriche distorte di Vasco sono quanto di più suggestivo attualmente si possa trovare..
E’ amarezza che ti entra sottopelle..è tutto ciò che ti sta intorno e ti schifa che ti viene sbattuto in faccia..è musica che nella sua visceralità non puoi fare a meno di ascoltare e riascoltare..
E’ il dolore malsano..la disperazione quotidiana..il passato in un loop feroce..l'immediatezza del ricordo..l'esserci di colpo e senza compromessi..
L'Italia delle Luci della Centrale Elettrica è un paese alienante ed alienato..solo un malato nervosismo ed esplosioni di rabbia incontrollabili possono permettere di vederlo sotto i suoi vestiti e le sue maschere..
I panorami paranoici dell'Emilia Romagna..l'alienazione della pianura abituale e della riviera inutile e ancora quel senso di bruciore di chi da qualche parte c'è stato e ci si è stretto per il freddo..
Vasco parla e suona di tutto questo..con la sua chitarra amplificata dagli accordi a volte ossessivi..con una voce abrasiva e immagini evocative e con qualcosa da dire che ci riguarda in maniera dolente..
Ascoltarlo lascia quel gusto amaro e il nero su per il naso come dopo una passeggiata in mezzo ai camion..Canta per immagini di accostamenti sbagliati..di aforismi liberamente componibili..paesaggi urbani e giornate in cui spesso ti trovi a maledire le diecimila case sfitte perchè non hai nemmeno un posto per scopare con lei..invidiando le ciminiere perchè hanno sempre da fumare e tanto per trovare qualcosa da fare non ti resta che andare a vedere le luci della centrale elettrica..
Dieci pezzi (Canzoni Da Spiaggia Deturpata) che sono la commistione di un'accesa propensione poetica e di una domesticità cruda..insopportabile..di un realismo secco..
Il massimo della poesia accanto al massimo della prosa..come in una proporzione dove bisogna disegnare la corrispondenza tra sogni troppo alti e un presente di merda..
Ci sono la cena a lume di televisore e le caverne universitarie dove vagano studenti con il mal d'Amsterdam mentre altri si impiccano in garage lasciando come ultime volontà le poesie di Vian..
C’è chi per andare dalla propria ragazza vorrebbe un volo a basso costo della Ryan Air..ma invece si rimane a fare i pendolari tra cittadine provinciali e realtà post-industriali con la polvere da sparo sui davanzali (Ferrara e Milano) dove per guadagnarsi quattro soldi di sopravvivenza si va a fare i camerieri a Berlino o ci si immerge in uno dei tanti pochi lavori temporanei dove magari si possono coltivare distrattamente altri amori interinali..
Quelle di Vasco sono parole che servono a capire gli incubi dei pesci rossi..testi in cui vi è pressata una generazione che nessuno aveva ancora cantato..
Ma c'è anche una sostanza musicale di tutto rispetto fatta di continue variazioni di effetti di ritmi serrati che cadenzano quelli delle macchine nella circonvallazione..di tregue quiete e inquietanti in mezzo all'inferno di traffico e rumori e di impennate violente..
Queste sono le luci che Vasco ci mostra..luci fredde che graffiano impietose nel buio instabile..
Luci che hanno il sapore di una cosa vera..di una cosa che non si sentiva dal tempo dei CCCP che non ci sono più..da un bel pò..
A fine concerto Jhonny mi guarda..annuisce convinto con la testa e dall’alto della sua saggezza mi esprime tutto il suo pensiero in poche significative parole..
“Questo è Punk 2.0”..

Mario


giovedì 1 maggio 2008

Cuccioli del Maggio


“E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti”..
(Fabrizio De Andrè)


In principio fu la fabbrica..
Prima della fabbrica neanche esisteva il lavoro o se esisteva quelli che lavoravano erano mille pedine prese singolarmente..ma non erano né individui né collettività..
Senza fabbrica non c’erano le masse..
La fabbrica creò la classe..i sindacati..i partiti..la coscienza di sé..
Quando Karl Marx e Michail Bakunin smisero di litigare cominciò il divertimento..
I lavoratori uniti in sindacati e partiti ottenevano di più che atomizzati..
Nel XX secolo arrivò Henry Ford...
Esistevano le masse e Ford capì che poteva torcere il braccio e la coscienza di classe perché gli operai sognassero di consumare gli stessi prodotti che fabbricavano..
Tuttavia a quell’epoca erano i capitalisti quelli che si atomizzavano..

L’economista inglese John Maynard Keynes teorizzò l’alleanza tra capitale e lavoro sotto la conduzione dello Stato..
Ciò..specialmente nell’Europa ricca..fu sufficiente per allontanare le sirene del socialismo reale con diritti..sicurezza sociale e lavorativa..

Finita la guerra fredda..finì la necessità di una tregua tra capitale e lavoro..Almeno non era più necessaria al capitale..
E così..dopo la guerra fredda iniziò un’altra guerra..contro il lavoro..
C’erano Ronald Reagan..Margaret Thatcher e centinaia di loro epigoni..
Vinsero epiche battaglie contro minatori e lavoratori statali condotti da una sola logica..sconfiggere il potere dei lavoratori organizzati.

Molti applaudivano..
Ci riuscirono e l’alleanza che aveva generato lo stato sociale e sconfitto il socialismo perse di senso..
La fabbrica fordista continuava ad essere produttiva in termini economici ma aveva un difetto..lì i lavoratori..a volte decine di migliaia..si univano e continuavano a guardare a se stessi come classe..

Utilizzarono la teologia del libero mercato..una strana religione che accende ceri ad una mano invisibile che tutto aggiusta e aiutandosi con le differenze tra nord e sud..ovest e est..il capitale fratturò sistematicamente la classe operaia..
Le grandi fabbriche cominciarono col conto terzi e finirono per delocalizzare..

Nacquero così le Maquiladoras..Ognuno aveva la sua..
Gli Stati Uniti avevano il Messico e con l’ALCA volevano avere tutta l’America Latina..

Il Giappone aveva l’Asia e l’Europa aveva il suo Est..
Milioni di lavoratori qualificati..sopravvissuti al fallimento del socialismo reale..
Quando il comitato centrale del Partito Comunista Cinese decretò che “arricchirsi è glorioso” spazzò via tutto..Compresi quello che prima avevano applaudito..
Per i lavoratori cinesi era necessario credere nella reincarnazione..le condizioni di centinaia di milioni di loro somigliano alla Manchester studiata da Karl Marx..

Dal nord al sud del mondo giovani di classe media senza sicurezze smisero di consumare..fondare famiglie..comprare auto o case e fare figli..
Nel frattempo milioni di giovani proletari affondavano nei settori informali o migravano..

La trovata di Henry Ford..che fossero i suoi lavoratori a comprare le sue auto..tramontò e la precarietà divenne la regola..
Per i sacerdoti della mano invisibile..l’unica cosa importante del lavoro era il suo costo basso..
Come storici definiamo il XX secolo in molte maniere..per le masse..per la Shoah..per le grandi guerre..

Ma se qualche ragione poteva avere Francis Fukuyama..quando proclamò la fine della storia e il trionfo del liberismo economico..allora il XXI secolo potrebbe passare alla storia come il secolo della precarietà e il povero XX secolo passerebbe ad essere il rimpianto secolo della quasi inclusione sociale..
(Fonte: Gennaro Carotenuto)

Per questo festeggiare..e soprattutto manifestare oggi il Primo Maggio..significa dover riscoprire il valore dell'impegno e della partecipazione veri..a partire dalla sfera individuale..per crescere come donne e uomini nuovi..per maturare una coscienza critica e un pensiero autonomo..
Per sedimentare rabbia e consapevolezza dei rapporti di classe in questa società..
Per decidere definitivamente da che parte stare..
Per intraprendere..come gatti neri e selvaggi..il cammino di una liberazione che non passa per le sagrestie..per le segreterie politiche..per le aule consiliare e i parlamenti..per l’urna elettorale..ma passa per la strada..per il quartiere..per la casa..per il posto di lavoro..la scuola..la campagna..il cantiere..attraverso la costituzione di comitati di lotta..sindacati di base..organismi autorganizzati..per schierarsi..difendersi e lottare per un mondo migliore..

Mario